Decennio digitale: a che punto è l’Italia nel raggiungimento degli obiettivi tracciati dalla Commissione europea? Scopriamolo in questo articolo.

II Decennio Digitale è il piano per la trasformazione digitale della UE voluto e presentato dalla Commissione europea nel 2021. Entro il 2030, infatti, l’Europa intende raggiungere obiettivi ambiziosi nell’ambito della transizione digitale rendendo il continente europeo l’apripista di un nuovo futuro pienamente digital.

Questo futuro, incentrato sulla «persona» e sui suoi diritti porterà ad esplorare le potenzialità di una società digitale connessa oltre le barriere fisiche, geografiche e sociali.

Gli obiettivi posti, ovviamente, non saranno misurabili solo a parole. La Commissione europea ha infatti stabilito dei precisi target da raggiungere, monitorando ogni anno i progressi che l’Unione nel suo complesso e i diversi Stati membri compiono in questo processo. Per rafforzare l’attenzione sul tema, infine, il 2023 è stato proclamato come Anno europeo delle competenze.

A due anni dall’inaugurazione del Decennio digitale, dunque, a che punto è l’Europa? E, soprattutto, a che punto è l’Italia?

Decennio digitale: il potenziale dell’Italia è ancora inespresso

Le prime risposte arrivano Report on the state of the Digital Decade 2030 e in particolare dall’allegato relativo all’Italia.

Questo documento si apre con una prima constatazione – peraltro già espressa anche da vari report redatti a livello nazionale dall’Istat: l’Italia ha del potenziale digitale inespresso che è importante sia valorizzato, sia per la crescita del Paese sia per l’avanzamento della stessa Unione.

Vediamo allora i risultati misurati in ciascuna delle quattro aree di riferimento del Decennio digitale: competenze digitali, infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici.

Competenze digitali

Secondo il report il progresso italiano in questo campo rimane lento: solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base. Di conseguenza, dunque, non tutti i cittadini riescono a beneficiare delle opportunità che la transizione digitale offre e a esercitare pienamente il loro diritto alla cittadinanza digitale (si pensi all’uso dello Spid per usufruire, ad esempio, dei servizi della pubblica amministrazione).

Nonostante il riconoscimento dell’importanza di aggiornare e sviluppare nuove skills digitali, inoltre, anche il contributo delle imprese ai processi di formazione dei loro dipendenti rimane scarso.

Il numero dei laureati in materie ITC (1.5%) rimane sotto la media europea (4.2%) e ben lontano dalle ambizioni del Decennio digitale europeo. Tale aspetto si riflette nelle difficoltà che le imprese hanno nel reperire forza lavoro qualificata.

Infrastrutture digitali

Nel campo delle infrastrutture digitali i progressi dell’Italia sono definiti come «notevoli», rappresentando un importante volano per successivi investimenti.

Guardando alla diffusione delle reti in fibra ottica ad alte prestazioni (VHCN), il risultato italiano è però ancora sotto la media europea (54% dei nuclei familiari raggiunti contro il 73% EU), ma la posizione è migliorata di ben 10 punti percentuali tra il 2021 e il 2022. Per quanto riguarda la copertura 5G l’Italia ha raggiunto l’obiettivo della copertura nazionale nel 2021.

Nel campo dei semiconduttori e del settore di cloud computing l’Italia continua invece a rafforzare la sua posizione, ponendosi all’avanguardia nel campo dell’High-Performance Computing (HPC) e del quantum computing. Basti pensare che Leonardo, uno degli otto supercomputer pre-exascale che formeranno la rete di calcolo europea ad alte prestazioni EuroHPC, è stato realizzato a Bologna.

Digitalizzazione delle imprese

Rispetto al dato europeo, l’Italia è leggermente sopra la media europea per il quantitativo di piccole e medie imprese che possiedono almeno un livello base di intensità digitale. Particolari progressi sono stati compiuti, poi, nel campo della fatturazione elettronica così come nella percentuale di fatturato delle PMI derivante dal commercio online.

Auspicabili progressi potrebbero essere compiuti, tuttavia, in relazione all’uso di tecnologie digitali avanzate. Un esempio lampante, in questo senso, è il fatto che nel 2020 ancora solo il 9% delle imprese usava i big data; nel 2021, infine, solo il 6% delle aziende utilizzava l’Intelligenza artificiale nel lavoro. Buone notizie arrivano, invece, dall’utilizzo del cloud in azienda in cui il dato italiano (52%) è sopra la media europea (34%).

Secondo il report, infine, l’Italia deve rafforzare i suoi sforzi per incoraggiare l’imprenditorialità nel settore digitale creando un ecosistema che favorisca l’innovazione.

Digitalizzazione dei pubblici servizi

Per quanto riguarda la digitalizzazione dei pubblici servizi la performance dell’Italia è sotto la media europea, sia per quanto riguarda l’offerta destinata ai cittadini sia per quanto riguarda le imprese. Nonostante un ritardo da scontare, il Paese sta comunque aumentando i suoi sforzi in relazione a tutti gli aspetti necessari a una piena digitalizzazione dei servizi, dalla sicurezza delle infrastrutture digitali passando per l’interoperabilità delle informazioni tra i pubblici servizi e l’incremento delle identità digitali come SPID.

Quali conclusioni possiamo trarre?

A fronte di «traguardi notevoli» raggiunti dall’Italia nel campo delle infrastrutture digitali o al posizionamento sopra la media europea per il numero di imprese con intensità digitale almeno di base, l’Italia rimane indietro nella digitalizzazione dei pubblici servizi ma, soprattutto, nella diffusione delle competenze digitali. 

Abbiamo già sottolineato in diverse occasioni come questo dato, che pone il nostro Paese in coda alle classifiche europee, costituisca un grave ritardo per l’ecosistema sociale, economico e produttivo italiano. 

Raggiungere i più ragguardevoli obiettivi nel campo delle infrastrutture digitali, infatti, sarà inutile senza l’adeguamento delle competenze delle persone che dovranno utilizzare quelle infrastrutture. 

Senza una definitiva diffusione di quel digital mindset – la mentalità che permetta di saper applicare la propria conoscenze digitali in ogni ambito della vita, dal lavoro alle incombenze di tutti i giorni – sarà impossibile poter cogliere le grandi opportunità che la Quarta rivoluzione industriale porta con sé promettendo di migliorare la vita degli esseri umani.