Competenze digitali: a che punto è l’Italia?

Da poco pubblicati, i dati Eurostat 2021 descrivono per l’Italia una situazione di complessivo miglioramento per quanto riguarda l’utilizzo di Internet e il livello delle competenze digitali da parte della popolazione.
Dati da considerare positivamente, ma da non ritenere ancora soddisfacenti. In materia di competenze digitali, infatti, l’Italia continua ad occupare le ultime posizioni europee. 

I dati Eurostat per le competenze digitali in Italia 

La popolazione di utenti tra i 16 e i 74 anni che utilizza regolarmente Internet (almeno una volta a settimana) si assesta all’80%, mentre la media europea è all’87%. Gli italiani che posseggono competenze digitali almeno di base sono il 45.6%, distanti nove punti dalla media UE (53.9%). Non un buon posizionamento, se pensiamo che in questa classificazione l’Italia appare il quartultimo Paese in Europa.
Ma non è finita: questo macro-indicatore delle competenze digitali è suddiviso, nella nuova metodologia adottata da Eurostat, in cinque aree di competenza che appare meritevole indagare singolarmente.  

Riguardo l’area informazione e dati, il dato italiano si attesta al 71.4%, con nove punti di distanza dalla media UE. Un dato non confortante, se si pensa che l’Italia supera solo Bulgaria e Romania. 

Le skills relative alla comunicazione e alla collaborazione sono invece più rassicuranti: la percentuale di popolazione che le possiede è l’80.2%, contro il dato europeo fermo a 83.6%. 

Per quanto riguarda la creazione di contenuti digitali, il dato italiano è sensibilmente inferiore a quello europeo: 57.7% contro il 66.2%. 

Sempre inferiore alla media UE è il dato sulla sicurezza: anche qui circa 9 punti percentuali separano l’Italia dalla media europea, con solo il 59.8% di popolazione in possesso di questa competenza. Stesso discorso per il dato relativo al problem solving, skill posseduta da solo il 69.2% degli italiani contro il 79.3% UE.

Dove gli italiani acquisiscono le loro competenze digitali? 

Appare interessante chiedersi, ora, quali siano i canali di accesso per l’ottenimento di competenze digitali in Italia.
Sfortunatamente, non i circuiti educativi tradizionali: solo il 16.1% degli italiani ha acquisito le sue competenze a scuola, contro il 26.3% della popolazione europea. Una percentuale ben lontana dai Paesi in vetta alla classifica: in Svezia il 40% della popolazione acquisisce queste competenze nelle scuole; in Francia il 32%. 

E le imprese? Le realtà aziendali italiane che formano il loro personale, aggiornando le competenze ITC (Information and Communication Technologies) sono solo il 15.5%. Dati ben diversi da quelli che emergono per Finlandia (37.7%) e Norvegia (33.1%). Ma non solo: l’Italia è il fanalino di coda europeo per aziende che assumo specialisti ITC. 

Conclusioni 

Le aree indagate presentano tutte segnali di miglioramento rispetto agli anni precedenti. Come si può intuire, però, questo non basta a portare l’Italia in linea con le medie europee. Ciò è confermato anche dai dati DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) pubblicati nel dicembre 2021. Secondo il monitoraggio della Commissione europea, infatti, l’Italia si colloca al 20° posto fra i 27 Stati membri UE. 

Il divario digitale che separa l’Italia dai Paesi europei deve essere necessariamente affrontato con una strategia strutturale che consideri soprattutto la rimozione degli ostacoli alla digitalizzazione. Questo perché appare evidente come questo ritardo sia da imputarsi a più fattori: carenza di consapevolezza, diseguaglianze socioculturali ed economiche, bassi tassi di diplomati e laureati. Non dimentichiamo infatti che il grado di istruzione influisce significativamente nella possibilità di accedere alle tecnologie e alle strumentazioni ICT.  

Il recupero del divario con l’Europa in tema di competenze digitali è un tema fondamentale per poter costruire l’Italia del futuro e deve essere messo al centro dell’agenda politica. Accumulare altro ritardo sarebbe estremamente dannoso per la crescita del Paese, soprattutto in un contesto di grandi e concitati cambiamenti, specialmente nel mondo digital. Dall’integrazione nel sistema scolastico delle competenze informatiche alla diffusione di nuove culture aziendali in grado di produrre cambiamento – senza dimenticare, ovviamente, il necessario impegno a livello istituzionale – diverse azioni possono essere promosse a integrazione di quelle già compiute. Non c’è tempo da perdere.