Che la diffusione delle competenze digitali in Italia sia tutto fuorché soddisfacente – soprattutto in rapporto alla medie europee – lo sapevamo. La situazione italiana è infatti confermata da tutte le rilevazioni che si occupano di monitorare i progressi degli Stati membri in tema di competenze digitali. L’ultima conferma arriva, infine, anche dalla recente rilevazione condotta dell’Istat indagando i cinque domini stabiliti nel Digital Competence Framework 2.0, ovvero:

  1. Alfabetizzazione all’informazione (capacità di ricercare informazioni e dati e, soprattutto, di valutarne l’autorevolezza)
  2. Comunicazione e collaborazione (interazioni via internet e uso dei social media)
  3. Creazione di contenuti digitali (uso di applicativi per creare o modificare contenuti digitali)
  4. Sicurezza (protezione dei propri dispositivi e dati personali nell’ambiente digitale)
  5. Risoluzione dei problemi (capacità di utilizzo di servizi online e abilità di gestione software)

Competenze digitali: l’Italia indietro rispetto all’Europa. L’analisi Istat del divario italiano

Il livello di competenze digitali di base nel nostro Paese non sembra essere incoraggiante. Meno della metà (45.7%) della popolazione tra i 16 e i 74 anni residente in Italia possiede il livello minimo di digital skills stabilito dall’Unione europea. Il dato italiano appare, così, ben distante dal raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Commissione Europea per la quale, entro il 2030, l’80% dei cittadini Ue dovrà possedere competenze digitali almeno di base in tutti i domini sopraindicati.

Il problema, a ben vedere, non è solo italiano. La media dei Paesi Ue attualmente si attesta infatti al 53.9%. Gli unici Stati membri che hanno già praticamente raggiunto il target dell’80%, ad oggi, sono solo  la Finlandia (79.2%) e l’Olanda (78.9%). Sulla base del risultato attualmente raggiunto, pertanto, l’Italia dovrebbe registrare incrementi annui del 3.8% per raggiungere l’obiettivo europeo. Accelerazione, come è evidente, di non facile realizzazione.

A pesare, nelle performance del nostro Paese, sono soprattutto gli squilibri territoriali. Dall’indagine dell’Istat emerge chiaramente il forte divario esistente in Italia fra le regioni del Centro-nord e quelle del Mezzogiorno.

Tutte le regioni la cui diffusione di competenze digitali tra la popolazione tra i 16 e i 74 anni si attesta vicino o poco oltre il 50% sono infatti localizzate del Centro-Nord. Nelle regioni del Sud, invece, si registrano i dati più bassi, con Calabria (33.8%), Sicilia (34%) e Campania (34.2%) in fondo alla classifica.

A penalizzare il nostro Paese, tuttavia, anche e soprattutto i divari socio-culturali. In primis, infatti, si nota una distanza generazionale: nella fascia 20-24 anni il 61.7% della popolazione ha competenze digitali almeno di base. Con il decrescere dell’età, però, il tasso di diffusione diminuisce sensibilmente (41.9% per i 55-59enni e 17.7% nella fascia 65-74anni).

Nelle fasce di età più adulte impattano, peraltro, le conseguenze dei divari di genere. Fortunatamente, però, lo squilibrio a favore degli uomini si abbatte nella popolazione fino ai 44anni, dove diventa quasi nullo. Tra i giovani di età compresa fra i 20 e i 24 anni, invece, il rapporto si inverte a favore delle ragazze.

L’ultimo divario segnalato dall’Istat riguarda, infine, il titolo di studio e l’occupazione. Le competenze digitali sono infatti ampiamente diffuse (80.3%) nella popolazione tra i 25 i 54 anni con istruzione terziaria, ma calano bruscamente, nella stessa fascia di età, per chi ha un titolo di studio fino alla terza media. Sensibili differenze anche fra gli occupati che hanno usato internet negli ultimi tre mesi e chi è in cerca di occupazione, con un divario a favore dei primi del 17.85%.