Quando parliamo di crescita professionale, apprendimento continuo o trasformazione organizzativa, il rischio è spesso quello di partire troppo avanti, dando per scontato un presupposto fondamentale: la disponibilità mentale al cambiamento. È qui che entra in gioco il concetto di growth mindset – un atteggiamento mentale che rappresenta, a tutti gli effetti, il terreno psicologico su cui costruire qualsiasi percorso di sviluppo.
Un costrutto psicologico solido e trasversale
Il termine growth mindset, che possiamo tradurre come “mentalità di crescita”, è stato reso celebre dalla psicologa americana Carol Dweck, autrice di numerosi studi accademici e del libro “Mindset: The New Psychology of Success”. In estrema sintesi, Dweck distingue tra due tipi di mindset:
- Fixed mindset: la convinzione che le proprie abilità siano innate e immutabili.
- Growth mindset: la convinzione che abilità e competenze possano essere sviluppate attraverso l’impegno, la strategia e il supporto degli altri.
Questo concetto si fonda su ricerche scientifiche robuste, che intrecciano psicologia cognitiva, neuroscienze e teoria dell’apprendimento. Non si tratta di “pensare positivo” in senso superficiale, ma di adottare un approccio attivo all’esperienza, interpretando errori e ostacoli come opportunità di apprendimento.
Ed è proprio per questo che il growth mindset, secondo me, dovrebbe essere affrontato all’inizio di ogni percorso formativo, indipendentemente dal tema. Perché senza una predisposizione a mettersi in gioco, qualsiasi competenza tecnica o relazionale rischia di rimanere lettera morta.
Vediamo ora come questo mindset si collega concretamente a cinque ambiti fondamentali della formazione aziendale.
1. Cambiamento: da minaccia a possibilità
Il cambiamento, nelle organizzazioni, genera spesso resistenza. Un fixed mindset lo interpreta come perdita di controllo o come giudizio sulle competenze attuali. Il growth mindset, invece, consente di viverlo come un processo di adattamento e apprendimento.
Se un team a cui viene chiesto di adottare una nuova tecnologia mostra riluttanza, introdurre prima una riflessione guidata sul growth mindset aiuta i partecipanti a vedere l’adozione non come “dover imparare qualcosa di difficile”, ma come “un’occasione per evolvere e restare rilevanti”.
2. Conflitti: terreno fertile per crescere
Nei percorsi di sviluppo manageriale si lavora spesso sulla gestione dei conflitti. Ma senza una mentalità aperta al confronto, ogni feedback viene percepito come un attacco. Il growth mindset aiuta a depersonalizzare il conflitto e a considerarlo un’occasione per migliorare le relazioni e la qualità del lavoro.
Un collaboratore che riceve una critica dal proprio responsabile, con un mindset fisso, reagisce difendendosi, con un mindset di crescita, cerca di comprendere i margini di miglioramento e magari chiede anche ulteriori spunti.
3. Problem solving: esplorare possibilità invece di cercare colpe
Di fronte a un problema, la reazione iniziale è spesso orientata alla ricerca di responsabilità. Ma il growth mindset invita a spostare il focus dalla colpa alla soluzione, aumentando la creatività e l’efficacia dei processi decisionali.
Di fronte all’errore in un progetto, invece di cercare “chi ha sbagliato”, un gruppo con mentalità di crescita si chiede “cosa possiamo imparare per la prossima volta?”. Questo spostamento riduce la paura di sbagliare e libera energie positive.
4. Comunicazione assertiva: l’arte di esprimersi senza giudicare
La comunicazione assertiva richiede consapevolezza di sé e apertura verso l’altro. Un fixed mindset rischia di irrigidire la comunicazione (“sono fatto così”, “gli altri non capiscono mai”). Il growth mindset alimenta la disponibilità ad ascoltare, modulare i propri messaggi e crescere attraverso il feedback.
In riunione, grazie al mindset di crescita, un professionista riesce a esprimere un disaccordo senza svalutare l’interlocutore, ponendosi con curiosità e apertura. Questa capacità si sviluppa più facilmente se si è allenati a vedere l’interazione come un’opportunità evolutiva.
5. Negoziazione: il mindset prima della tecnica
La negoziazione non è solo un insieme di tecniche, ma prima ancora un atteggiamento mentale. Chi parte dal presupposto che il risultato sia già scritto (“tanto il cliente vuole solo il prezzo più basso”) limita le proprie possibilità. Chi entra nella negoziazione con un growth mindset è più flessibile, esplorativo e capace di trovare soluzioni win-win.
Prendiamo il caso di un consulente che affronta un cliente critico. Invece di irrigidirsi o rinunciare, usa le obiezioni per approfondire i bisogni e costruire una proposta di valore più personalizzata. Questo approccio nasce dalla convinzione che si possa sempre imparare qualcosa da ogni confronto.
L’importanza dell’allenamento
È importante ricordare che in ciascuno di noi convivono entrambi i mindset: ci sono ambiti in cui ci sentiamo aperti alla crescita e altri in cui, magari per insicurezza o esperienze passate, tendiamo a chiuderci. Il growth mindset non è una dote innata, ma un atteggiamento che si può coltivare e allenare nel tempo. Riconoscere le proprie reazioni, accettare il rischio dell’errore e scegliere consapevolmente di affrontare le sfide come occasioni di apprendimento è già un primo passo. E come ogni allenamento, più si pratica, più si rafforza.
Ogni percorso di formazione – sia esso su leadership, vendite, comunicazione o gestione del cambiamento – dovrebbe partire dal mindset. Non come moda, ma come base solida e documentata per ogni apprendimento duraturo.
Antonio Sanna
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