Sostenibilità Bancaria: Le Banche Italiane Non Quotate tra Sfide ESG e Opportunità Strategiche
Le Banche di Credito Cooperativo (BCC) e le banche popolari non quotate italiane stanno affrontando attivamente le tematiche di sostenibilità e ESG (ambientali, sociali e di governance). Un recente studio condotto da Standard Ethics, intitolato “Banche non quotate italiane e sostenibilità” (14 aprile 2025), ha analizzato come questi 43 istituti si stiano preparando all’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
Progressi e Limiti nella Gestione ESG delle Banche Non Quotate
L’indagine di Standard Ethics ha evidenziato notevoli progressi nella governance ESG di queste istituzioni:
- Il 77% delle banche ha definito responsabilità specifiche nell’ambito della sostenibilità, istituendo comitati o nomine dedicate.
- Il 70% ha formalizzato una strategia ESG, sebbene spesso priva di obiettivi quantitativi.
- Il 66% adotta policy ambientali e sociali estese anche a clienti e fornitori.
Tuttavia, permangono delle aree di miglioramento:
- L’allineamento con framework più strutturati di ESG risk management è ancora limitato.
- Solo il 42% delle banche ha mappato i rischi ESG, e poche li integrano nei sistemi tradizionali di gestione del rischio.
- Il 39% pubblica un bilancio di sostenibilità, ma solo il 12% utilizza standard internazionali come i GRI, indicando una misurazione degli impatti disomogenea.
Impatto del “Pacchetto Omnibus” e i Vantaggi della Sostenibilità
Il “Pacchetto Omnibus” della Commissione Europea, adottato il 26 febbraio 2025, ha introdotto modifiche significative alla CSRD, tra cui rinvii dell’obbligo di rendicontazione e innalzamento delle soglie dimensionali. Queste modifiche rappresentano un alleggerimento degli oneri normativi per le banche non quotate italiane.
Nonostante questo alleggerimento, l’attenzione crescente del mercato e degli stakeholder verso le tematiche ESG rende fondamentale per queste istituzioni continuare a sviluppare strategie e strumenti adeguati, anche in assenza di obblighi normativi stringenti. La sostenibilità non è solo un obbligo, ma un fattore di competitività: secondo il Rapporto di Primavera 2025 dell’ASviS, le imprese italiane che investono in sostenibilità registrano un aumento della produttività e della competitività. Le aziende manifatturiere sostenibili, in particolare, mostrano una produttività più alta del 5-8%.
Formazione ESG: Una Leva Strategica per il Futuro
In questo contesto, la formazione interna assume un ruolo cruciale, promuovendo una cultura aziendale orientata alla sostenibilità. La formazione ESG consente di:
- Sviluppare competenze specifiche.
- Migliorare il posizionamento sul mercato.
- Rispondere adeguatamente alle normative europee in materia.
- Favorire l’attrazione e la fidelizzazione dei talenti.
- Contribuire a costruire una reputazione positiva.
Conclusioni: La Sostenibilità come Vantaggio Competitivo
La regolamentazione europea, le richieste degli stakeholder e le incertezze globali spingono le banche non quotate a meglio esaminare e comunicare i propri rischi e policy ESG, e a pubblicare uno specifico rating ESG. Queste istituzioni hanno l’opportunità di trasformare la sostenibilità da mero obbligo normativo a vera e propria leva strategica, investendo nella formazione del proprio personale interno per diffondere una cultura integrata della sostenibilità e rafforzare la propria competitività.
Ugo Zanchetta
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