L’intelligenza artificiale è tema scientifico di per sé estraneo all’economia, ma vi impatta in modo sempre più determinante. Resta il dubbio iniziale se opererà sostituendo il ruolo delle persone, oppure collaborando con esse per migliorare l’offerta di prodotti e di servizi. Allo stato attuale le posizioni sono molto distanti tra la prima e la seconda lettura e con molte posizioni intermedie tra competizione e collaborazione tra le soluzioni fisiche e quelle tecnologiche.

Inoltre, il dibattito impatta su tematiche collaterali di grande importanza quali il risk management, la privacy, la sicurezza (cybersecurity) e il controllo di capitali, procedure e comportamenti al di fuori delle regole che disciplinano il settore dell’intermediazione finanziaria. Infatti, le Autorità di Vigilanza sono da qualche tempo impegnate nel coordinare le normative disegnate per il contesto più tradizionale con quanto reclamato dall’innovazione tecnologica e digitale.

Il futuro della concessione del credito e del risparmio gestito si preannuncia sempre più digitale.
I risparmiatori-investitori e gli affidatari si preparano a coglierne i benefici, in particolare un ampliamento dell’offerta; così emerge un tema di competenze adeguate per poter utilizzare al meglio i vantaggi offerti e limitare i rischi derivanti da una conoscenza imperfetta delle potenzialità offerte. Tuttavia, l’innovazione comporta nuove regole e, ormai con evidenza, risulta impossibile non essere presenti in modo efficace nel perimetro disegnato dall’intelligenza artificiale.

Per contro, tra i benefici per gli operatori si evidenzia l’efficienza operativa garantita dalla possibilità di svolgere l’attività in maniera automatizzata, riducendo tempi, rischi e costi e consentendo un’esecuzione più rapida e veloce. Si discute se ciò valga per tutti i prodotti e servizi o solo su alcuni di essi o per specifici segmenti di mercato, oppure solo per alcune fasi del processo di acquisto e gestione.

Ad esempio, Assogestioni ha presentato un white paper sui potenziali impatti dell’introduzione della tecnologia a registro distribuito su emissione, registrazione e circolazione in forma digitale di quote o azioni di Oicr; altrettanto, per contro, sugli investimenti degli Oicr stessi in asset digitali. Una sfida che reclama nuove competenze o quantomeno un bagaglio di conoscenze di base.

L’ABI è da molti anni attento alle innovazioni tecnologiche, in particolare alla Distributed Ledger Technology (DLT) , alle tematiche legate alla BlockChain e alla cyber industry. Tali profili di interesse non sono ovviamente legati esclusivamente al mondo finanziario, il quale però rappresenta oltre un terzo di tutti gli investimenti effettuati.

Le aree di necessaria conoscenza riguardano certamente:

  • una educazione di base su contenuti e processi oggetto dell’innovazione;
  • uno scambio di conoscenze fra un’esecuzione più rapida e veloce, i vantaggi legati alla trasparenza e l’interoperabilità;
  • la necessità di disciplinare il ruolo dei fornitori di servizi tecnologici, capire come garantire la tutela degli investitori/debitori da un lato e cogliere i benefici della DLT dall’altro;
  • le applicazioni disponibili e verificate non sono sempre uniformi; eppure banche e assicurazioni coprono circa il 35% del mercato e potrebbero reclamare una più attenta finalizzazione delle innovazioni in merito alle loro esigenze

Sotto il profilo del necessario tessuto normativo, infine il Parlamento della UE ha dal 2023 dottato in via definitiva il regolamento sulle cripto-attività (MiCa). Le nuove norme riguardano emittenti di utility token, token collegati ad attività e gli “stablecoin”; inoltre, si estendono a piattaforme di negoziazione e portafogli cripto. Il pacchetto, oltre al regolamento MiCa, accoglie una strategia in materia di finanza digitale, un atto sulla resilienza operativa digitale (ovvero il “Digital Operational Resilience Act” o “DORA”) e una proposta sul regime pilota relativo alle tecnologie a registro distribuito.

Si tratta di un perimetro ampio (senza una direttiva, sottolineiamo) sul quale affinare le conoscenze per non aumentare il gap fra le conoscenze necessarie e quelle disponibili a fronte e quelle disponibili a fronte di un cambiamento ormai largamente acquisito.

 

Giuseppe G Santorsola
Professore Ordinario di Asset Management,
Corporate Finance e Corporate & Investment Banking
Università Parthenope di Napoli