Oggi parleremo del DISI – il Digital Sustainability Index elaborato dall’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. Prima di analizzare nel dettaglio il funzionamento dell’indice DISI è però bene chiarire cosa si intenda per “sostenibilità digitale”.

Cosa significa sostenibilità digitale

Con sostenibilità digitale si intende l’applicazione ai beni e i servizi digitali dei criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale definiti dall’ONU nell’Agenda 2030.

Con il concetto di sostenibilità digitale, come osservato dall’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, si indica la «direzione che si può imprimere agli sviluppi delle tecnologie» e la «retroazione che esse producono su persone, economia e ambiente e nel processo di cambiamento della società».

Dal punto di vista ambientale, il principio della sostenibilità digitale riconosce il ruolo cruciale che le tecnologie digitali giocheranno nel processo di transizione green delle economie e delle società. Ma non solo: il concetto evidenzia anche come debba essere minimizzato l’impatto della progettazione, della produzione, dell’utilizzo e dello smaltimento dei prodotti digitali sull’ambiente.

Dal punto di vista della sostenibilità sociale, poi, le tecnologie digitali devono essere prodotte e utilizzate in modo responsabile affinché possano influenzare positivamente i meccanismi sociali, rispettando i diritti umani e portando valore agli individui e delle comunità che ne devono poter usufruire in modo equo.

Affinché il principio di sostenibilità digitale sia assicurato, in definitiva, le tecnologie digitali devono essere ambientalmente sostenibili, socialmente responsabili oltre che economicamente vantaggiose nel lungo termine.

Come funziona l’Indice DISI per la sostenibilità digitale

Fatta questa doverosa premessa, possiamo ora analizzare il DISI, il Digital Sustainability Index, il quale misura il livello di uso consapevole del digitale ai fini della sostenibilità e non è che l’insieme dei diversi indici sviluppati dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale.

Il DISI si basa, in particolare, su tre sotto-indici, i quali valutano il livello di consapevolezza su cosa si dovrebbe fare, il livello di competenza nel farlo e il livello di comportamento, inteso come il passaggio dalle motivazioni alle azioni concrete. Questi sotto-indici sono:

a. L’Indice di digitalizzazione
b. L’Indice di sostenibilità
c. L’indice di sostenibilità digitale
, intesa come l’uso consapevole della tecnologia digitale per la sostenibilità

Il calcolo dei valori dei tre indici porta alla composizione finale del DISI; sulla base del valore di ogni indice avviene la collocazione in uno dei quattro cluster individuati:

1. Sostenibili digitali: rientrano in questa categoria coloro che hanno atteggiamenti e comportamenti sostenibili e utilizzano gli strumenti digitali; in Italia, in particolare, sono il 26% dei cittadini.

2. Sostenibili Analogici, ovvero quel 18% della popolazione italiana che pur avendo atteggiamenti e comportamenti sostenibili non usa gli strumenti digitali;

3. Insostenibili Digitali: coloro che usano strumenti digitali ma non hanno atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità; rientra in questa categoria il 25% della popolazione.

4. Insostenibili Analogici: coloro che non hanno atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità, e non usano gli strumenti digitali. In Italia sono il 31% della popolazione.

Indice DISI: una panoramica per l’Italia

Il DISI è stato applicato, innanzitutto, ai diversi contesti regionali per comprendere quale rapporto ci sia tra i sostenibili digitali e la popolazione digitale sostenibile, la popolazione sostenibile e la popolazione totale in Italia.

In testa alla classifica del Paese si trova il Trentino-Alto Adige dove si riscontra un buon indice di digitalizzazione e un alto livello di consapevolezza del contributo alla sostenibilità della tecnologia.

Al secondo posto della classifica si trova poi il Molise, dove non ci sono alti indici di digitalizzazione ma si registra un’elevata propensione alla sostenibilità e una grande consapevolezza circa il contributo del digitale al raggiungimento della stessa. Segue, al terzo posto, il Lazio.

Le ultime posizioni di questa classifica sono occupate, invece, da Marche, Piemonte e Toscana le quali risultano penalizzate non dal «coefficiente di digitalizzazione» ma dal rapporto sbilanciato tra utenti digitali e utenti digitali consapevoli del ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità.

L’indice, ricordiamo, non mostra infatti il livello di digitalizzazione degli utenti, ma il grado di consapevolezza sulla necessità di impiegare la tecnologia a fini di sostenibilità.