Percepiamo i rischi di robotizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale come minacce e in questo senso molti sono gli studi effettuati negli ultimi anni che mettono in evidenza queste criticità, così come molti osservano che queste preoccupazioni hanno accompagnato tutte le rivoluzioni industriali fin dalla metà del settecento (Luddismo).
Tuttavia, ad ogni cambio di paradigma, le opportunità di lavoro sono aumentate: sono state distrutte competenze, ma se ne sono create numerose altre che hanno comportato un saldo positivo sia in termine di professionalità che di benessere per l’umanità.
Se i veicoli a motore hanno reso obsolete le competenze dei maniscalchi, hanno creato contestualmente una quantità di altre professionalità (meccanici, elettrauto, gommisti, carrozzieri…) che hanno consentito di aumentare occupazione e opportunità.
Ma sarà così anche per l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale come integrazione al nostro lavoro
Ogni progresso ad oggi ha visto, da parte dei lavoratori, sempre un maggior impiego di intelligenza parallelamente alla crescita all’istruzione media delle persone. Che cosa succede se questa intelligenza verrà fornita dalle macchine? E quali saranno eventualmente i nuovi lavori? Saranno in grado di assorbire un sufficiente numero di lavoratori in modo da compensare i posti di lavoro perduti?
Il futuro, come si suol dire, è nel grembo di Giove, ma ciò nonostante nessuno ci impedisce di azzardare qualche previsione, anche se non siamo in grado ancora di immaginare quali esattamente possano essere le occupazioni collegate all’intelligenza artificiale. Molti esperti sostengono che l’intelligenza artificiale integrerà, più che sostituire, le attività economiche che oggi svolgiamo, analogamente a quanto è accaduto con l’avvento dell’elettricità.
La nuova energia che ci consentirà di svolgere le attività attuali in modo più efficiente sarà proprio l’IA. Alcune professionalità scompariranno, ma quelle che emergeranno saranno varie e non necessariamente di natura specialistica informatica. Le nuove professioni potranno apparire come una combinazione tra una importante cultura digitale combinata e coniugata nelle singole specializzazioni che già oggi svolgiamo.
Penso insomma che abbia ragione Kevin Kelly quando afferma che le prossime 10.000 startup saranno la combinazione di qualunque cosa più intelligenza artificiale.
Come potrebbe incidere sull’occupazione
Ciò significa che ci sarà bisogno di numerosissimi esperti in tecnologia, ma anche di numerosissimi esperti in ogni altra attività che andrà riesaminata, reinterpretata e rivista alla luce delle applicazioni di intelligenza artificiale, nonché di persone in grado di combinare tra loro i differenti saperi.
Ma Il numero dei tecnici e specialisti impiegati sarà sufficiente a rimpiazzare i posti di lavoro perduti? Non penso siamo oggi in grado di predirlo. Ritengo però che possiamo ragionevolmente prevedere che:
- i nuovi occupati dovranno possedere più competenze tecnico specialistiche o gestionali
- il cambiamento in corso porterà sicuramente a nuovi mestieri per realizzare le necessarie trasformazioni e per gestire i processi che ne scaturiranno.
Il primo aspetto comporta sicuramente minacce occupazionali per quelle persone che svolgono attività a medio impiego di competenze
In tal senso dobbiamo essere ottimisti. Se l’avvento dell’elettricità ha distrutto molti lavori manuali ha creato mestieri impensabili, nella prima fase di questa trasformazione industriale, che hanno aggiunto e non sottratto benessere per tutti. Le produzioni industriali hanno generato pletore di riparatori, servizi di ogni genere, centri di assistenza sotto il profilo meccanico, elettrico, strutturale, ecc…
Siamo portati a vedere maggiormente i rischi dei processi di robotizzazione e di AI per posti lavoro proprio perché siamo agli inizi e non siamo ancora in grado di vedere quali attività, mestieri e competenze si andranno affermando. Percepiamo le paure tipiche di quando affrontiamo una situazione sconosciuta: percepiamo il buio e ne abbiamo paura anche se in cuor nostro, sulla base della storia e delle esperienze passate, dobbiamo ragionevolmente sentirci ottimisti.
angelo.pasquarella@projectland.it
Per approfondire: Competenze e formazione 4.0 (2021) – Pasquarella, Garozzo
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