Che l’ascesa dell’Intelligenza artificiale nel mondo del lavoro sia inarrestabile oramai è un dato acquisito. D’altronde, le potenzialità insite nei nuovi applicativi di AI sono incontrovertibili. Tutti gli studi in merito evidenziano infatti come l’intelligenza artificiale plasmerà in modo radicale il nostro modo di lavorare. Se per alcuni questa evidenza è spaventosa – complice il timore di una perdita della centralità umana – in molti stanno comprendendo l’utilità di investire, nel proprio percorso professionale, nell’acquisizione di competenze legate all’AI.

A confermare questa tendenza c’è anche lo studio prodotto da LinkedIn dal titolo «Future of work Report. AI At Work». Appare utile, dunque, analizzare I dati analizzati sulla domanda e sull’offerta relativa all’Intelligenza artificiale da LinkedIn, il quale conta, al momento, più di 950 milioni di professionisti iscritti.

Intelligenza artificiale: uno sguardo ai dati del «Future of work Report. AI At Work» di LinkedIn

Ed è proprio dagli insight offerti da Linkedin che si evince come, dal novembre 2022 al giugno 2023, le offerte di lavoro in lingua inglese che che menzionano la conoscenza di GPT o ChatGPT siano aumentate di ben 21 volte. Di pari passo, oggi si contano, rispetto al gennaio 2016, un numero di membri con possesso di skills relative all’Intelligenza artificiale 9 volte superiore.

Ad aumentare non sono solo le richieste di lavoro, ma anche le conversazioni sull’AI. Le persone, dunque, discutono e si confrontano attorno al ruolo dell’Intelligenza professionale nel nuovo mercato del lavoro.

I  cambiamenti determinati dall’emergere dell’AI e della GAI – Generative Artificial intelligence – richiedono ai lavoratori di mettersi in gioco, rinnovando con processi di upskilling e reskilling le loro competenze. Anche perché, come sottolineato da diverse ricerche riferibili al mercato internazionale – ma anche italiano – ancora molte aziende fanno fatica a reperire figure professionali altamente qualificate rispetto ai nuovi processi digitali.

Come già sottolineato – anche qui – si assiste  però ancora a una divaricazione: il possesso di competenze digitali avanzate riferibili all’AI non sempre coincide con il possesso di requisiti di laurea. Per questo è necessario che, nei processi di assunzione, le aziende comprendano bene il loro fabbisogno – slegandosi magari da alcuni preconcetti – in modo da assumere i giusti candidati e indirizzare correttamente gli sforzi formativi verso il personale già presente in azienda.

Un focus sull’Intelligenza Artificiale Generativa nei dati Linkedin

Mentre l’AI sta accelerando la sua crescita tra i diversi settori produttivi e le diverse aree geografiche del mondo, ultimamente anche la GAI – Intelligenza artificiale generativa – sta iniziando a emergere sempre di più.

Certamente non tutti i lavori saranno impattati nello stesso modo. Sicuramente, tuttavia, quasi ogni lavoro richiede almeno una competenza che potrà essere parzialmente sostituita – o perfezionata – dalla GAI. Solo guardando al mercato statunitense, secondo il LinkedIn’s Economic Graph Research Institute, l’84% dei lavoratori USA potrebbe fare leva sulla GAI per automatizzare almeno un quarto delle attività ripetitive normalmente svolte, incrementando la sua produttività e volgendo le sue energie verso l’acquisizione di nuove competenze sempre più specialistiche.

Un esempio: insegnamento e AI

Si prenda, a titolo esemplificativo, il caso dell’insegnante. Secondo l’analisi sull’Intelligenza artificiale del «Future of work Report. AI At Work» di LinkedIn, almeno il 45% delle funzioni attualmente svolte da un insegnante potrebbero essere potenziate dall’Intelligenza artificiale generativa: dalla pianificazione delle lezioni all’attività di tutoraggio degli studenti, passando per la propria formazione e le azioni di supporto alla didattica. Questo tempo «risparmiato» permetterà allo stesso tempo all’insegnante di concentrarsi, con maggiore energia, su attività che richiedono competenze umane come la gestione della classe e la  differenziazione della proposta didattica in base alle esigenze degli studenti.

Niente paura, dunque: come ribadito più volte, le nuove tecnologie permetteranno il potenziamento di quelle qualità squisitamente umane difficilmente replicabili dalle macchine. La dimostrazione, peraltro, arriva sempre dall’analisi delle offerte di lavoro su LinkedIn. Accanto alla crescita nella domanda di competenze digitali, infatti, continua ad aumentare la richiesta di skills come la flessibilità, l’etica professionale e il self management.

Per ottenere il massimo dall’Intelligenza artificiale occorre imparare a conoscerla

I dati appena discussi mostrano come l’acquisizione di competenze sull’Intelligenza artificiale sia davvero vantaggiosa per i lavoratori, e non solo per chi individua in questo ampissimo campo di applicazione la sua carriera.

Saper utilizzare l’IA sul lavoro – e in particolare applicativi come ChatGPT – sta diventando sempre di più un’opportunità di migliorare tempi e pratiche di esecuzione di tanti mestieri. L’apparente semplicità del chatbot sviluppato da OpenAI, tuttavia, può trarre in inganno.

Ottenere le informazioni che si cercano su ChatGPT non è infatti automatico: imparare a fare le giuste domande è fondamentale per ottenere quel vantaggio che si ricerca nell’uso della piattaforma.

Le aziende e i lavoratori che intendono avvantaggiarsi delle potenzialità dell’IA, pertanto, devono assolutamente valutare di investire nella propria formazione, cercando gli interventi formativi più adatti alle loro necessità. Su questo tema, peraltro, Projectland ha messo a punto una proposta specifica che, se di interesse, vi invitiamo a visionare qui.