Competenze digitali e trend occupazionali: la fotografia del Sistema informativo Excelsior Unioncamere 

Prosegue il nostro approfondimento relativo allo stato di diffusione e adozione delle competenze digitali in Italia.
Di particolare interesse è il Rapporto sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia e medio termine (2022 – 2026), prodotto dal Sistema informativo Excelsior Unioncamere e Anpal. Il Rapporto è indubbiamente un contributo prezioso per comprendere gli andamenti occupazionali per il prossimo quinquennio in Italia e la programmazione della formazione necessaria a rispondere al nuovo fabbisogno del mondo del lavoro.
Le previsioni del Rapporto sono riferite al periodo 2022-2026 e sono dettagliate per settore economico, tipologia di occupazione, professioni, livelli di istruzione e principali indirizzi di studio.  

Il contesto  

Lo shock economico derivato dalle restrizioni imposte dalla pandemia ha determinato, come ormai noto, l’adozione del piano europeo Next Generation EU. L’Italia, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è la maggior beneficiaria dei fondi messi in campo dall’Unione Europea per affrontare la crisi post-pandemica. La maggior parte delle risorse provengono dal Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF), che garantisce 191,5 miliardi di euro nel periodo 2021-26, di cui 68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Il fondo React-EU, garantisce risorse pari a pari a 13 miliardi. A queste vengono aggiunti 30,6 miliardi del Fondo Complementare (a carico dei singoli Stati) che portano la dotazione complessiva per l’Italia a 235,12 miliardi di euro. 

Le risorse messe in campo dall’Unione Europea sono vincolate agli obiettivi strategici del piano Next Generation EU, identificati in 1) digitalizzazione e innovazione; 2) transizione ecologica; 3) inclusione sociale. Questi obiettivi sono trasversali a tutto il Piano.

Alla digitalizzazione e all’innovazione è dedicata la Missione 1 del PNRR che, con una dotazione di 40.29 miliardi, si pone l’obiettivo della modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e nel suo sistema produttivo. Come si è detto, tuttavia, gli interventi a favore della digitalizzazione sottintendono tutte le azioni e gli interventi del PNRR.  

L’accentuazione delle caratteristiche tecnologiche dell’occupazione  

Nel Rapporto emerge chiaramente come la ripresa economica sia ancora permeata da qualche incertezza. Ciò nonostante, alcune tendenze emergono con chiarezza. Tra queste, la tendenza all’accentuazione delle caratteristiche tecnologiche dell’occupazione. Un fenomeno che non sorprende, data la straordinaria intensità di cambiamenti tecnologici cui si assiste da tempo, e a cui la pandemia ha semplicemente dato ulteriore impulso. Un trend che sarà intensificato grazie agli investimenti del Next Generation EU, che come già detto pone la transizione digitale al centro dello sviluppo europeo. Il trend tecnologico e l’impulso alla digitalizzazione renderanno sempre più necessarie, a tutti i livelli, le competenze digitali, oltre a determinare un aumento della domanda delle figure professionali specifiche del settore. 

Le competenze digitali 

Nel 2020, L’Italia si è dotata, per la prima volta, di una “Strategia Nazionale per le Competenze Digitali”. Questa prevede quattro campi di intervento: istruzione e formazione superiore, forza lavoro attiva, competenze specialistiche nel campo dell’ICT, cittadini. Ben si comprende come lo sviluppo di questi assi sia fondamentale per la crescita sociale ed economica dell’Italia, ottenibile solo a patto si realizzino tre condizioni: 

  • L’acquisizione di una consapevolezza digitale da parte della popolazione 
  • La spinta verso il miglioramento dei servizi forniti per le Pubbliche amministrazioni e le imprese 
  • La riorganizzazione del sistema educativo per favorire lo sviluppo delle competenze digitali. 

Tra il 2022 e il 2026, la capacità di utilizzare Internet e strumenti di comunicazione visiva e multimediale sarà richiesta a 2.1 – 2.3 milioni di occupati. Dati che non stupiscono se pensiamo al passaggio al digitale di molti sistemi di lavoro (smart working, e-commerce, ecc). 

Ancora più interessante è il dato relativo alla domanda di figure con e-skill mix, ovvero in possesso di almeno due delle tre e-skill mappate dal Sistema informativo Excelsior. Queste sono, in particolare, le competenze digitali di base, la capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici e infine la capacità di gestire soluzioni innovative. Tra il 2022 e il 2026 il fabbisogno di professionisti con un mix di almeno due skill di grado elevato è stimato fra le 875mila e le 959mila unità, oltre il 20% del totale. La richiesta di personale in possesso di due o tre e-skills produrrà una naturale convergenza della domanda tra professioni tecniche ad elevata specializzazione. 

La richiesta di figure professionali altamente specializzate va di pari passo con la forte crescita degli investimenti per lo sviluppo di nuovi modelli di business, dal digital marketing all’analisi dei comportamenti e bisogni dei clienti per customer experience sempre più personalizzate. Appare rilevante, poi, l’incremento degli investimenti nelle tecnologie tra cui cloud, mobile, big data analytics, cyber security. Per quanto riguarda le figure assunte, si rileva una prevalenza delle professioni in digital marketing, fra i quali business analyst, social media manager e digital media specialist. Per implementare gli investimenti in trasformazione digitale, nei prossimi anni saranno invece strategiche professioni emergenti come il cloud computing specialist, big data specialist, data scientist, l’esperto in IoT, lo specialista nell’IA e il robotics specialist.

Uno scenario, quello prospettato, di intensi e veloci cambiamenti. Il mondo sta cambiando, e così i modelli di business. Ma non solo: anche nell’esperienza del comune cittadino, il possesso di competenze digitali è sempre più fondamentale per esercitare forme di cittadinanza attiva. Lo sviluppo di questi nuovi modelli dovrà necessariamente passare per un adeguamento e aggiornamento della formazione: come abbiamo descritto in questo articolo, infatti, l’Italia presenta un notevole ritardo rispetto ai Paesi europei, con evidenti lacune nel campo delle competenze digitali. Solo acquisendo la consapevolezza della necessità di questi cambiamenti e investendo in formazione questo ritardo potrà essere superato, portando l’Italia al livello internazionale.