I collaboratori sono lo strumento più importante di cui l’azienda dispone per raggiungere i propri obiettivi aziendali e garantire la sua sopravvivenza nel lungo periodo.
Per questo molte aziende effettuano periodicamente delle indagini di clima aziendale volte a mettere in evidenza alcuni indicatori che sono utili sia per migliorare le relazioni e il benessere dei collaboratori sia, in qualche caso, per modificare alcuni aspetti organizzativi.
Le indagini di clima devono necessariamente essere svolte con continuità (normalmente ogni due anni) perché le organizzazioni, le persone, le relazioni fra di esse cambiano continuamente.
Tendenzialmente si trovano, in queste indagini, dimensioni e domande abbastanza costanti. Questo perché, per tenere sotto controllo miglioramenti o cadute, occorre creare continuità negli ambiti indagati per poterli raffrontare nel tempo.
Affinché però i dati siano significativi e comparabili nel tempo, tuttavia, la vita dell’organizzazione deve svolgersi in una sorta di relativa continuità. Dobbiamo quindi farci una serie di domande ad esempio in considerazione degli eventi conseguenti alla recente pandemia peraltro non del tutto terminata.
Il periodo quanto meno di forzato lavoro a distanza fino a che punto non ha messo in discussione questa continuità? Fino a che punto sono cambiate (se sono cambiate)le relazioni tra colleghi e con i capi? Le aree di indagine rimangono le stesse? Alcune di esse, come ad esempio il senso di appartenenza, debbono essere approfondite o diversamente trattate? La tipologia di domande deve essere rivista in funzione di eventuali (si pensi allo smart working) diversi modi di lavorare? Su quali punti in particolare dobbiamo soffermarci e perché? E come tutto ciò influisce sulla stessa progettazione delle indagini di clima aziendale e sui necessari confronti con le precedenti?
Dobbiamo allora sicuramente rispondere sia a esigenze di continuità che di cambiamento.
Abbiamo infatti la necessità di confrontare in un’ottica di continuità il cambiamento del clima aziendale ma contemporaneamente dobbiamo capire meglio se il periodo pandemico abbia lasciato delle conseguenze ma anche come siano state vissute le esperienze di lavoro a distanza e infine le implicazioni dal punto di vista del clima dell’eventuale adozione di attività in smart working.
In particolare due sono le domande di carattere più generale che ci dobbiamo porre.
È giunto il momento di ripensare i modelli ad oggi adottati nelle indagini di clima oppure no? Se sì, fino a che punto? Ed, eventualmente, in quali aspetti con esattezza?
Il modo di lavorare sta cambiando rapidamente e con esso il modo di pensare e le aspettative dei lavoratori: si tratta di un dato che le strutture che si occupano delle persone all’interno delle aziende non possono ignorare . Ebbene normalmente, in questi casi, è la ricerca che ci può essere di aiuto e questa è un’occasione per avvicinare ulteriormente il mondo delle aziende con quello delle università, come dovrebbe avvenire soprattutto nei momenti di grandi cambiamenti.
Per osservazioni, chiarimenti o approfondimenti sono sempre a disposizione
Angelo Pasquarella
Presidente Projectland
angelo.pasquarella@projectland.it
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