La trasformazione digitale ci porterà ad avere a che fare più di prima con fenomeni di aggiornamento, riconversione e riqualificazione.

Abbiamo necessità di aggiornamento a fronte di cambiamenti che rimangono stabilmente nel solco delle competenze e dell’operatività quotidianamente praticate. Capita quando ad esempio le norme cambiano o i software devono essere aggiornati. Ecco che ogni collaboratore è tenuto ad adeguare conoscenze e comportamenti alla nuova situazione: nulla di rivoluzionario. Quasi routine.

La riqualificazione presuppone invece un intervento più complesso poiché mutano profondamente i metodi coi quali un determinato lavoro viene svolto. Usciamo dalle modalità di lavoro a cui eravamo abituati e, pur all’interno della stessa professione aziendale, siamo costretti ad adeguare modo di pensare e comportamenti a logiche diverse. Il mestiere è lo stesso, ma il modo è cambiato significativamente. Dovremo ripensare e rielaborare i criteri che abbiamo ad oggi impiegato, disfarci di consuetudini magari consolidate ed acquisire nuovi modelli operativi.

Con la riconversione ci troviamo semplicemente davanti a un nuovo mestiere. Possono mutare, oltre ai riferimenti concettuali, anche le stesse discipline di riferimento alla base dell’attività svolta.

Ma con l’affermarsi della Quarta rivoluzione industriale, queste distinzioni mantengono lo stesso significato?

Quando la digitalizzazione dei processi stravolge completamente l’approccio e l’attuazione del lavoro la riqualificazione può essere, ad esempio, un processo più complesso della stessa riconversione.

Guardiamo i due chirurghi dell’immagine che abbiamo preso da Competenze e Formazione 4.0.
chirurghi digital
Capacità manuali, automatismi e riflessi condizionati maturati in un contesto possono divenire dannosi nell’altro. Anzi possiamo dire che più il chirurgo tradizionale è bravo e con esperienza consolidata e maggiori saranno le difficoltà ad esempio a utilizzare joystick invece del bisturi mentre osserva numeri che scorrono all’interno dello schermo in cui è sprofondata la sua testa. Addio tavolo operatorio. Il miglior chirurgo del mondo, nel nuovo contesto, potrebbe essere scaraventato agli ultimi posti della classifica.

Riqualificazione o nuova professione allora? Difficile rispondere.

La digitalizzazione di molti processi può richiedere infatti un vero e proprio stravolgimento della cultura e dei comportamenti dell’operatore.

Di conseguenza, anche se la distinzione viene ancora fatta e spesso viene data maggiore enfasi alla riconversione (ad esempio risulta attività premiante per alcuni fondi interprofessionali), nelle situazioni di trasformazione digitale tale enfasi non risulta più giustificata: la riqualificazione potrebbe essere più complessa di una riconversione.

Nel valutare lo sforzo, la nostra attenzione deve essere spostata dal cambiamento di mestiere in sé alla qualità e quantità delle competenze che vengono messe in crisi, al solco culturale esistente tra le due modalità operative e soprattutto al quadro di riferimento mentale (Digital Mindset) che l’operatore deve mettere in gioco. Modificare la cultura consolidata delle persone per sostituirla con un’altra è decisamente un’operazione tra le più difficili da portare a termine.

Più che il cambiamento di mestiere è il cambiamento delle sottostanti competenze a rendere più o meno gravoso un intervento di riconversione o riqualificazione. E’ auspicabile che tutti coloro che hanno a che fare con questa sfida (HR, Fondi Interprofessionali, responsabili d’azienda…) lo tengano ben presente.

E’ in gioco la continuità lavorativa e l’evoluzione, se non di tutti, di gran parte dei lavoratori.