Forse in passato qualcuno tra i meno giovani di noi ha potuto assistere a questa scena. C’era da utilizzare un proiettore. Lo vedevi lì, a portata di mano, sul tavolo e ti veniva voglia semplicemente di accenderlo , attaccare il cavo VGA (lo standard di allora) e iniziare la presentazione. Ma come ti azzardavi ad avvicinare la mano una voce perentoria emergeva dalla sala: “Stiamo aspettando il tecnico!”.

La ferrea logica della divisione del lavoro. Il rapporto con la tecnologia, anche elementare, passava attraverso una rigorosa divisione dei compiti: un tecnico per ogni cosa.

Dopo un numero non eccessivo di anni si sta sostenendo il contrario. Poiché ogni lavoro ha ormai a che fare con un minimo di tecnologia digitale. Ciò significa che chi non è in grado di utilizzarla almeno in modo elementare, sarà penalizzato. Per molti non è però semplice. Pensiamo ad un contesto più ampio del banale aneddoto riportato: si tratta di chiedere al lavoratore di appropriarsi di una cultura che non solo non veniva richiesta ma che, in pratica, veniva direttamente negata.

Con la caduta del “muro” della specializzazione tecnologica, non solo è necessario diffondere conoscenza sugli applicativi, ma anche come occorra diffondere nelle aziende il “Digital Mindset”. Si tratta del modo di pensare digitale, che rappresenta, insieme alle soft skills, una cultura trasversale che tutti oggi dobbiamo possedere. Ciascuno di noi deve inglobare all’interno dei propri comportamenti e della propria professione una grande familiarità con il mondo digitale.

Il salto di qualità è grande

Non ci viene richiesta solo la competenza per utilizzare le funzionalità di un’App o di un software aziendale. Ci viene chiesto di possedere una mentalità (Digital Mindset appunto) che ci pone in grado di utilizzare a pieno i dispositivi tecnologici.

Né potrebbe peraltro essere diversamente. Gli applicativi sono destinati a cambiare continuamente e lo saranno ancor di più in futuro. Alla versione 2.0 subentrerà la 3.0 e i nostri computer sono e saranno continuamente in aggiornamento. Diventa allora giocoforza fare in modo che il lavoratore sia operativo da subito (senza la necessità di essere istruito di volta in volta) grazie alla predisposizione ad apprendere le eventuali nuove funzionalità.

Questa è la sfida non certo facile, anche se supportata da contributi, che le aziende dovranno affrontare per possedere il Digital mindset attraverso un grande sforzo formativo e organizzativo nei confronti di tutti i livelli delle proprie gerarchie.

Siamo passati dal divieto di occuparci di tecnologia, se non in casi strettamente necessari, all’obbligo di pensare quasi in logiche digitali: un vero e proprio “salto quantico” che dovrà essere fatto da moltissimi lavoratori.

 

Contributo a cura di Angelo Pasquarella,
Presidente di Projectland